giovedì 31 luglio 2008

La legge di Curiè e il suo utilizzo nella prospezione magnetometrica

La legge di Curiè afferma che se si riscalda un materiale ferromagnetico, ad esempio, la magnetite, fino a raggiungere una temperatura particolarmente alta (circa 500 - 600 per l'aragonite) si ha completa smagnetizzazzione del materiale e durante il suo raffreddamento il corpo si rimagnetizza per effetto del corpo magnetico esterno.
Utilizzando tali conoscienze possiamo presumere un impressionamento o unidirezionamento atomico in direzione del campo magnetico terrestre in quel esatto momento.
Per le strutture archeologiche quindi se ne deduce un effetto interessante dovuto ad una variazione di alcuni nanotesla in risposta all'attuale campo magnetico

mercoledì 30 luglio 2008

Il magnetismo finalizzato alla ricerca archeologica


Il rilievo magnetometrico è utile all'esplorazione finalizzata al rinvenimento di materiali e manufatti di interesse archeologico. Per quanto riguarda i materiali possiamo pensare al contenuto in ferro nei minerali che và del 1% ad un massimo del 10% per materiali come la magnesite mentre nei materiali di uso umano abbiamo percentuali enormemente più alte i quali generano campi magnetici diversi da quelli delle rocce circostanti, mentre per i mnufatti possiamo pensare alla legge di Curiè che ci informa che qualunque materiale sia venuto a contatto con il fuoco cioè abbia subito uno stress termico fa si che si imprinti del campo magnetico terrestre in quel momento facendone generare quindi nello strumento una anomalia poichè il campo magnetico terretsre varia nel tempo.

martedì 29 luglio 2008

Impatto delle variazioni temporali del campo magnetico nell'esecuzione, elaborazione ed interpretazione di rilievi magnetometrici aerotrasportati


Le variazioni temporali del campomagnetico terrestre possono incidere i rilievi aerotrasportati attraverso l'attività solare, la quale sarà diversa alle diverse latitudini e seconda delle componenti che vengono considerate. Il campo magnetico sviluppato dal motore dell'aereo o dell'elicottero trasportatore, non chè dall'apparecchiatura e materile del mezzo utilizzato. Tutto questo però a reggime "quieto" da poter essere previsto e corretto anche su base statistica come per le variazione diurne e topografiche. Per lo sviluppo invece i tempeste solari le variazioni sono così rapide da rendere impossibile la correzzione e di conseguenza l'acquisizione di dati.

lunedì 28 luglio 2008

Si parla spesso di anomalie magnetiche dl camo totale che cosa significa?

l'anomalia magnetica del campo totale sono tutte quelle variazioni che si incontrano lungo un profilo.
Composto dalle anomalie magnetiche regionali (cioè le variazioni magnetiche di latitudine, longitudine, altitudine e topografia) insieme alle anomalie magnetiche residuali (resistenza delle rocce al campo magnetico terrestre) importantissime per la tecnica di prospezione magnetica.
Nello schema qui sotto viene spiegato come si sviluppa il campo magnetico terrestre.

domenica 27 luglio 2008

Descrizione e commento dei campi di applicazione delle prospezione magnetica.

la prospezione magnetica misura le anomalie in nanotesla del magnetismo terrestre per:
  1. reperti archeologici, in quanto il contenuto in ferro nei materiali và dall'1% al 10% per minerali come la magnesite mentre nelle costruzionni se non addirittura nei seppellimenti di ordigni o artiglieria abbiamo un tasso di ferro che varia dal 50% al 100%. Inoltre i manufatti in terracotta o venuti a contatto con il fuoco subiscono stress termici nei quali i livelli atomici si dispongono secondo la direzione del campo magnetico terrestre in quel momento e quindi la prospezione magnetica registra con una anomalia tale ricordo;
  2. Falde freatiche e inquinanti della falda tramite variazioni del campo magnetiche terrestre attraverso anomalie portate da campi di forza che si interpongono a distorsione del campo magnetico terrestre stesso.

sabato 26 luglio 2008

Qual'è l'unitàdi misura che si impiega nei rilievi gravimetrici. Quanto vale?

1 Gal = 10 micrometri al secondo quadrato perchè le anomalie riscontrabili sono dell'ordine dei mgal cioè 1 micrometro al secondo quadrato il fatto di utilizzare tali misure produce una riduzione estrema della probabilità di errore perchè più precisa.

venerdì 25 luglio 2008

Che cosa misura un gravimeto?

i gravimetri misurano la variazione di gravità in termini di forza di richiamo necessari a riportare in posizione 0 la massa utilizzata dal gravimetro per la misurazione. successivamente converte tale misura e la riporta per la lettura in mgal per una più precisa misurazione.

giovedì 24 luglio 2008

Le domande più frequenti in campo geofisico

Al nostro gruppo sono state formulate alcune domande inearenti allo studio di Geofisica applicata.
Creando alcune domande riguardanti l'utilizzo, a fini pratici, di tali procedure.
Nei prossimi post verranno date le risposte alle seguenti domande:
  1. che cosa misura un gravimetro?
  2. Qual'è l'unitàdi misura che si impiega nei rilievi gravimetrici. Quanto vale?
  3. Descrizione e commento dei campi di applicazione delle prospezione magnetica.
  4. Si parla spesso di anomalie magnetiche dl camo totale che cosa significa?
  5. Qualè l' Impatto delle variazioni temporali del campo magnetico nell'esecuzione, elaborazione ed interpretazione di rilievi magnetometrici aerotrasportati?
  6. Il magnetismo finalizzato alla ricerca archeologica, è possibile?
  7. Che cosa enuncia la legge di Curiè? e qualè il suo utilizzo nella prospezione magnetometrica?
  8. Un rilievo magnetometrico è utile all'esplorazione petrolifera?
  9. Qualè la proprietà fisica più adeguata per il ritrovamento di sostanza inquinanti?
  10. Qualè il rapporto tra conducibilità elettrica del terreno e contenuto in argilla?
  11. Qualè la relazione tra conducibilità e porosità elettrica?
  12. Che cosè il SEV? ( limiti e utilizzo )
  13. Illustriamo una tomografia elettrica in: pregi, difetti, limiti di utilizzo
  14. Inche cosa differisce un elettrodo impolarizzabile da uno polarizzabile?
  15. Che cosa è un trasduttore?
Di Anfossi Danile e Ferraro Daniele

mercoledì 23 luglio 2008

Evoluzione comportamentale durante il periodo riproduttivo nel capriolo

Nosme specie: Capreolus capreolus


I maschi dominanti sono strettamente territoriali da marzo a fine agosto: essi controllano e difendono il territorio da loro stessi marcato con secreti odorosi di ghiandole perioculari e interdigitali e con “fregoni”, ossia scortecciatura di arbusti e cespugli causata dallo sfregamento dei palchi accompagnata da raspi sul terreno adiacente. In luglio-agosto si verificano gli accoppiamenti con le femmine in estro presenti nel territorio accompagnati da un corteggiamento che prevede estenuanti inseguimenti ad andamento sinuoso.

È ovvio che i maschi in questo periodo devono essere equipaggiati del loro trofeo in massimo sviluppo e quindi lo perdono in ottobre-novembre, subito in ricrescita per esser pronto in autunno, quando si verifica il loro periodo d’accoppiamento. Le nascite avvengono in primavera, il momento più idoneo per lo sviluppo della prole.

di Daniele ferraro

martedì 22 luglio 2008

La fase di accoppiamento nel capriolo

L'università degli studi di Genova a commissionato il nostro gruppo di fare una scheda riassuntica inerente:
l'accoppiamento del capriolo.
Il prossimo post sarà la scheda prodotta da Ferraro Daniele la quale discuterà dell'accoppiamento sotto diversi punti di vista quali.
  • territorialità;
  • sviluppo organi;
  • periodo.
di daniele Ferraro

lunedì 21 luglio 2008

Diversificazioni alimentari negli animali


L'alimentazione si è evoluta diversificando le diverse tipologie di nutrienti:
  • - le marmotte sono erbivori macrofagi poichè si nutrono delle macro verdure,
  • - i cinghiali sono macrofagi onnivori poichè mangiano sia carne che verdure,
  • - i lupi sono carnivori e predatori perchè si nutrono solamente di carne e anche essi macrofagi.
Tuttavia il mondo animale ha diversificato la propria alimentazione molto più eterogeneamente formando individui microfagi quali:
  • - filtratori tipo le ostriche che utilizano le branchie arrichite in mucosa per filtrare l'acqua e nutrirsi di fitoplancton e zooplancton;
  • - sub strati di deposito come i lombrichi che immagazina al loro interno tutto il terreno e ne digeriscono le parti a loro utili;
  • - sub strati di vario tipo in questo caso possiamo evidenziare le teredine che si nutrono del legno con una mascella a forma di raspa per triturare la cellulosa con batteri specifici per la sua digestione o le chiocciole che raschiano i fondali alla ricerca di fitoplancton o zooplancton senza effettuare filtrazione.
Questa analisi eco-etologica a cercato di evidenziare anche l'evoluzione che vi è stata nel mondo animale in generale e nelle Marmotte in particolare per interazione esterna con il mondo che le circonda. Non analizzererò la riproduzione delle marmotte per insufficienza di dati raccolti su campo.

di Anfossi Daniele

domenica 20 luglio 2008

Digestione e assorbimento nel mantenimento osmotico


Come abbiamo visto nell'osmoregolazione l'assorbimento idrico viene compiuto anche mediante ingestione e assorbimento delle sostanza nutritive ad opera dell'intestino. L'intestino si può suddividere in vari settori:
 bocca dove avviene l'amilasi cioè la trasformazione dell'amido in maltosio grazie alla saliva prodotta dalle ghiandole salivari la quale contiene anche mucina un enzima che idrata le membrane vegetali rendendole più malleabili,
 i denti incisori a questo punto triturano il cibo che si trasforma in bolo;
 il bolo a questo punto passa attraverso l'epiglottide nell'esofago dove con un movimento muscolare peristaltico arriva allo sfintere cardiaco;
 giunto allo sfintere cardiaco abbiamo il passaggio allo stomaco dove si sviluppa l'inizio della digestione proteica ad opera di enzimi prodotti da cellule zimogene che rilasciano pespimogeno la quale forma attiva è pepsina e da acido cloridrico per sviluppare un ambiente acido, naturalmente si crea una barriera protettiva di tipo mucoso per impedire l'autogestione delle proteine di membrana;
 una volta terminato il ciclo gastrico si apre lo sfintere pilorico e il chimo entrerà nel duodeno;
 all'interno del duodeno abbiamo il secreto pancreatico costituito da:
- tripepsina chimopepsina e carbossididlsi per la terminazione della digestione delle proteine
-enzimi particolari per compiere la maltasi e scomporre il maltosio in glucosio
-enzimi per la scissione del lattosio in saccarosio, galattosio e fruttosio
 E sempre all'interno del duodeno possiamo osservare l'emulsificazione dei grassi ad opera della bile prodotta dal fegato che sminuzza i grassi ampliando la superficie di attacco ad opera di enzimi;
 successivamente si osserva il passaggio nell'intestino tenue molto lungo e pieno di curve dove si osservano i villi con all'interno un vaso chilifero abilitato all'assorbimento e a sua volta suddiviso in microvilli per ampliare la superficie di assorbimento;
 ultimato il tratto intestinale tenue si ha il passaggio nel crasso dove vi sono dei batteri abilitati all'assorbimento di particolari proteine quali la k , i , c;
 infine la rimanenze nell'ano dove poi avremo l'escrezione e dove in alcuni animali viene rilasciato il loro ormone per marcare il territorio

di Anfossi Daniele

sabato 19 luglio 2008

Uno sguardo all'apparato di escezione principale nelle marmotte: Il rene



Come detto nel post precedente riguardante l'osmoregolazione il sistema principale di escrezione dei liquidi in eccesso è il rene. La struttura del rene di una marmotta é schematizzata molto semplicemente qui sotto:
 I capillari sanguigni entrano all'interno del rene attraverso la capsula di Bowman un prolungamento del tubulo renale cieco;
 all'interno della capsula di bouman troviamo il glomerulo di malpighi formato da endoplasma con alcune lacune per formare un reticolo adibito alla filtrazione;
 si rilevano inoltre dei protociti legati ad ogni capillari per agevolare la filtrazione da parte del glomerulo di malpighi;
 una volta filtrato il sangue abbiamo l'ingresso del filtrato all'interno del tubulo renale dove possiamo osservarlo scomposto per le sue peculiarità;
 Il tubulo renale prossimale alla capsula di bowman prende il nome di tubulo prossimale e sviluppa un tessuto assorbente che recupera il 75% tra soluti e liquidi;
 dopo il filtrato passera nell'ansa di henle ove avremo una parte discendente verso il midollo del rene con pareti sottili adibite all'assorbimento idrico e una parte ascendente con pareti spessi adibita al recupero di sali e di dicarbonato;
 infine avremo il tubulo distale che si collega al tubulo connettore per trasferire l'urina concentrata alla vescica e poi all'uretra per l'escrezione.

di Daniele Anfossi

venerdì 18 luglio 2008

La percezione dell'ambiente: Neuroni sensori


Le marmotte riescano a percepire il mondo che le circonda grazie ad una ampia gamma di recettori, quali:
 termocettori (percepiscono la temperatura);
 tango recettori (tatto);
 fotorecettori (utilizzati per la vista);
 Elettro recettori (utilizzati per il gusto principalmente ma anche per la determinazione climatiche);
 Osmorecettori (per il mantenimento delle concentrazioni idriche all'interno del corpo).
I recettori evidenziati precedenti si uniscono tra di loro per formare organi composti quali gli occhi, l'udito , la lingua, ecc.ecc..
I recettori possono essere suddivisi in due strutture principali con meccanismi molto simili tra loro. I meno evoluti sono quelli elettrici poiché sfruttano le proteine canale presenti nella membrana per la ricezione del segnale. un esempio può essere visto attraverso i recettori del gusto che sfruttano i canali del potassio sensibili anche all'idrogeno per la percezione del Ph e quelli del sodio per il gusto del sale. i più evoluti e complessi sono quelli chimici che sviluppano un meccanismo di trasduzione chimica il quale deve attivare un meccanismo di amplificazione del segnale e successivamente la trasmissione. Per essere più chiaro in questa spiegazione posiamo osservare un fotorecettore il quale sviluppa una molecola di guacosintrifosfato che si eccita dopo aver assorbito un fotone. A questo punto la trasducina di guacosintrifosfato avvia una fosfoisteresi della guacosimonofosfatociclico ovvero del neurotrasmettitore con un rapporto 1:4 se non di più per l'amplificazione del segnale che verrà poi comunicato al neurone attraverso la sinapsi chimica.

di Anfossi Daniele

giovedì 17 luglio 2008

Memoria dei programmi motori


i programmi motori enunciati precedentemente possono essere memorizzati grazie all'utilizzo di sinapsi chimiche. le sinapsi chimiche sono caratterizzate da un meccanismi di trasduzione del impulso elettrico giungente dalle terminazioni assoniche (fine del segnale elettrico prodotto nel cono d'emergenza dell'assone a livello del soma cioè dei neuroni). Questo meccanismo e reso possibile grazie ad una membrana eccitabile contenente al suo interno canali ionici voltaggio dipendenti per il calcio i quali venono attivati tramite la depolarizzazione della differenza di potenziali di membrana. A loro volta i canali ionici voltaggio dipendenti del calcio fanno aumentare la concentrazione degli ioni calcio al loro interno formando neurotrasmettitori che poi verrano inviati ad una post-sinapsi o sinapsi ricevente per la trasmissione nel sistema nervoso. i neurotrasmettitori che si formano sono eccitabili solo tramite il calcio e la loro liberazione è dovuta a meccanismi chiave stimolo-movimento visti precedentemente. Nelle marmotte come in molti altri tipi di animali possiamo sviluppare due tipologie di memori:
 Memorie a breve termine dovuta alle sinapsi chimiche dell'ipotalamo;
 Memoria a lungo termine dovuta alle sinapsi chimiche dell'encefalo.

di Daniele Anfossi

mercoledì 16 luglio 2008

le basi del comportamento: Uno sguardo al paramecium


Osservando un paramecium che nuota non è insolito osservare una scena buffa quale lo scontro del paramecium contro un sub-strato. nel momento in cui il paramecium si scontra si attivano i canali di membrana ricettivi agli ioni calcio. A questo punto all'interno della cellula aumenta il la concentrazione di calcio che và ad attivare la fosfoisteresi nei filamenti cigliari producendo un movimento delle ciglia invertito e controcorrente. Successivamente lo stacco dalla parete della membrana ne disattiva nuovamente le proteine canale che a questo punto espellono calcio riportando la concentrazione interna di questo ione a condizioni ottimali per la cellula e il paramecium vira e ricomincia il suo nuoto.

di Anfossi Daniele

martedì 15 luglio 2008

Insight


Si può inoltre parlare di un quarto tipo di apprendimento che è l'insight: cioè la capacità di ragionare.
l'analisi comportamentale della marmotta ha attribuito una capacità di ragionamento anche se molto basilare attraverso una doppia associazione. é stato infatti notato la capacità delle marmotte di avvicinarsi all'uomo non solo per l'apporto di cibo ma anche per cercare di sottrarsi hai propri predatori naturali quali l'aquila. infatti durante uno dei tanti sopraluoghi compiuti, mi sono reso conto che le marmotte si avvicinavano al mio arrivo; per lo stimolo associativo enunciato precedentemente e in seguito all'avvicinarsi di predatori attribuibile ad una esperienza precedente legata all'allontanamento dell'aquila ad una delle miei visite. Naturalmente questo studio deve essere ancora soggetto ad altre analisi ed è quindi plausibile anche un suo errore concettuale.

Di Daniele Anfossi

Meccanismi di apprendimento nelle marmotte


le marmotte come la maggior parte del mondo animale ha una componente comportamentale Innata ovvero genica osservabile con i riflessi e una componente appresa attribuibile all'esperienza.
 Il primo tipo di apprendimento è quello legato all'abituazione: nel quale una marmotta esegue durante la vita tutta una serie di accorgimenti e accomodazione dei propri sensori all'ambiente circostante;
 il secondo tipo di apprendimento è associativo: nel quale la marmotta impara ad associare alcuni stimoli con premi o punizioni. Per fare un esempio, noi abbiamo periodicamente somministrato alle marmotte alimenti durante i nostri studi. mano mano che passa il tempo le marmotte dapprima molto timide nell'avvicinarsi sono diventati più tranquille e oltre a questo si è notato un comportamento gioioso al nostro arrivo con incremento della salivazione. questo meccanismo e reso possibile da un comportamento di tipo associativo che ha associato il mangiare alle nostre figure.
 Il terzo apprendimento e per prova ed errore: nel quale la marmotta impara a conoscere gli alimenti procacciati nel territorio attraverso un premio quindi sentendosi piena e soddisfatta se ha mangiato alimenti sani o male e insoddisfatta se ha mangiato alimenti non sani.

Di Daniele Anfossi

lunedì 14 luglio 2008

Funzione Programma motoneurale: Arco-Riflesso


Lo stiramento o arruffamento dei peli è un riflesso incondizionato del corpo delle marmotte che prende il nome di aro-riflesso polineurale; poiché e composto: da un neurone afferente (neurone adibito alla ricezione dello stimolo) in questo particolare caso un termorecettore (sensore della temperatura corporea, il quale risente della differenza di temperatura tra interno ed esterno); da un ganglio neurale ovvero una associazione di cellule neurali che ha il compito di attivare o disattivare la contrazione muscolare rilasciando un messaggio elettrico al neurone efferente ovvero il muscolo.
Si possono osservare tuttavia altri meccanismi di riflesso più semplice dove abbiamo solamente un sensore e un motoneurone per velocizzare ulteriormente la risposta. Un esempio di questo tipo di arco riflesso si può osservare sia nelle marmotte che in noi e riguarda i polpastrelli. Quando un polpastrello tocca una superficie molto calda ancora prima di percepire la temperatura le marmotte staccano i polpastrelli da quella superficie appoggiandoli su un'altra a temperatura accettabile.
Come si può notare in entrambi i casi i riflessi non devono passare mediante le strutture cefaliche; dove risiedono le informazioni permanenti della lotta alla sopravvivenza appresa attraverso l'esperienza.

Di Daniele Anfossi

Programma motoneurale

Nei precedenti post si è discusso dei meccanismi basilari coinvolti nel letargo e nelle fasi attive della vita di una marmotta; per la lotta al freddo e per la lotta al caldo. Successivamente si è parlato dei muscoli che stanno alla base della termoregolazione e osmoregolazione. Ora discuteremo i meccanismi di interazione neurale che stanno ala base di questi meccanismi di regolazione.



Di Daniele Anfossi

domenica 13 luglio 2008

differenze nei tessusti muscolari


i muscoli che si formano all'interno di un orgnismo come quello delle marmotte si suddividono in vari tipi:
 fibre fasiche sviluppano una risposta unica ad una concatenazione di impulsi nervosi dovuta ad una conseguente accomodazione rapida. I muscoli che sviluppano questo tipo di fibra sono: i pilomotori, la muscolatura oculare, e altri muscoli di tipo regolatore come quello renale;
 fibre toniche rosse ossidative per garantire uno sforzo costante e potente con un lento affaticamento. A tale proposito possiamo osservare infatti un scissione dell'ATP di tipo ossidativo con conseguente velocizzazione del normale meccanismo. Questi muscoli li possiamo trova nelle zampe posteriori delle marmotte e nella muscolatura alare degli uccelli;
 fibre toniche rosse simili alle precedenti ma con processo di sintesi dell'ATP normale e conseguente sforzo muscolare ridotto presente nella muscolture delle zampe anteriori e nelle zampe di molti uccelli;
 fibre toniche bianche il muscolo sintetizza una certa quantità di energia metabolica per compiere uno sforzo molto elevato ma nel contempo si affatica molto velocemente. Esso è presente solitamente nei muscoli delle dita delle marmotte usate per scavare le quali devo compiere poche serie di movimenti ma con un grande sforzo.
Le fibre toniche precedentemente discusse sono tutte e tre accomunate dall'avere una risposta agli stimoli neuronali continuativa; ovvero essi creano una contrazione ogni stimolo percepito dal motoneurone.

Di Daniele Anfossi

sabato 12 luglio 2008

Come si piega il muscolo??


I filamenti di miosina e i filamenti di actina sono i responsabili del movimento dei muscoli tramite una serie di azioni:
 le fibre terminano con una giuntura motoneurale la quale viene sollecitata da neurotrasmettitori prodotti dalla pre-sinapsi (struttura del sistema nervoso che traduce l'impulso elettrico dei nervi in impulso chimico);
 la membrana sarcoplasmatica a questo punto percepisce il neurotrasmettitore che attiva i canli ionici-voltaggio dipendente del calcio producendo un potenziale di azione (impulso elettrico);
 il potenziale d'azione viene quindi propagato dal reticolo sarcoplasmatio attraverso i tubuli trasversali del reticolo e due vescicole interposta tra i lati dl tubo trasversale;
 l'impulso continua il suo tragitto fino al raggiungimento delle teste di miosina per attivare la foisteresi dell' ATP (energia chimica utilizzata dalle cellule) le quali liberano uno ione di fosforo creando ADP e mediante tale ione si lega all'actina;
 questa unione crea un mini movimento nanometrico che assommato a tutti i movimenti di tutti i miofilamenti presenti all'interno della fibra e dei fasci di fibre crea il movimento ampio osservabile in una marmotta.

Di Daniele Anfossi

venerdì 11 luglio 2008

struttura muscolare


Il muscolo pilorico ha la stessa struttura principale degli altri muscoli; si può evidenziare una configurazione a fasci muscolari protetti da una guaina conduttrice che viene chiamata epimisio. A loro volta i fasci sono racchiusi in una guaina conduttiva che prende il nome di perimisio nel quale interno troviamo le fibre protette dq una guaina conduttrice esterna chiamata ipomisio e da una membrana lipidica che prende il nome di membrana sarcoplasmatica. Le fibre sono costituite da miofilamenti spessi e sottili che si attorcigliano tra loro terminando con le due teste orientate verso i filamenti di actina unità monopeptidiche che si legano a doppia elica.

Di Daniele Anfossi

giovedì 10 luglio 2008

Il muscolo pilorico


Abbiamo parlato precedentemente dei muscoli pilomotori per l'Arruffamento del pelame o per lo stiramento; questo è possibile grazie a dei piccolissimi fasci muscolari ancorati (mediante un tendine all'osso e al pelo) nella parte prossimale del muscolo immobile al pelo e la parte distale che subisce il movimento all'osso producendo così un movimento. il movimento e reso possibile grazie ad una struttura interna particolare che discuteremo nel post successivo e grazie ad un programma moto-neurale che ne instaura una risposta immediata chiamata arco-riflesso, nei prossimi post osserveremo anche il meccanismo di questo arco riflesso e discuteremo la filtrazione degli stimoli. uno tra i meccanismi più importante per la sopravvivenza della marmotta e di tutti gli animali.

Di Daniele Anfossi

mercoledì 9 luglio 2008

paragoni tra osmoregolazione terrestre e acquatica


Le marmotte prese in esame sviluppano adattamenti specifici per rimanere iper-osmotici rispetto all'ambiente circostante utilizzando anche ghiandole escrettorie quali i reni (adibiti all'espulsione di urea) e le ghiandole sudoripare (adibite all'espulsione di sostanze superflue del corpo nonché acqua in eccesso ). Tuttavia anche nel mondo marino possiamo osservare animali che sviluppano ghiandole simili per l'escrezione di sali quali il cloro e conseguentemente il sodio; esempi ne sono:
 pesci ossei ipo-osmotici rispetto all'ambiente circostante iper-osmotico sviluppano cellule adibite all'escrezione di sali attribuibile alla respirazione nella faringe e all'alimentazione;



 pesci cartilaginei i quali hanno sviluppato un organismo iper-osmotico rispetto all'ambiente marino grazie allo sviluppo di cellule assorbenti il cloro e il sodio nonché un integrazione attribuibile alla produzione di urea la quale non viene espulsa ma si lega alla trimetilammina neutralizzando la potenzialità tossica (essa viene utilizzata come difesa immunitaria e come molecola osmoregolatrice);

 pesci eurialini i quali sono ancora più evolute rispetto alle nostre amiche marmotte soggette ad analisi poiché sviluppno apparati con cellule adibite all secrezione e assorbimento di sali non che una regolazione ormonale del rene per una ulteriore escrezione di sali oltre alla urea attribuibile esclusivamente a tale organo.

Di Daniele Anfossi

martedì 8 luglio 2008

Influenza dell'osmoregolazione sulla termoregolazione


La marmotta è un animale osmoregolatore come tutti gli animali terrestri; poichè l'ambiente che ci circonda e ipo-osmotico rispetto al nostro organismo considerato da tale punto di vista iper-osmotico rispetto all'ambiente. Infatti le marmotte usufruiscono della propria pelliccia sia per la limitazione dello scambio termico sia per la limitazione delle perdite idriche; dovute a evapo-traspirazione corporea. un ulteriore adattamento della termoregolazione in conseguenza alla osmoregolazione è legata all'assorbimento idrico attribuibile allo smaltimento del grasso che avviene a livello intestinale nell'intestino tenue sia nel grasso bruno nel quale meccanismo di termoregolazione abbiamo la trasformazione delle sostanze polipeptidiche grasse in monosaccaridi e acqua con conseguente aumento della temperatura apportato a livello sanguigno. l'apporto idrico dai grassi e pari a circa 0,1 ml ogni grammo.

di Daniele Anfossi

lunedì 7 luglio 2008

come si proteggono le Marmotte dal freddo durante il periodo attivo?


Possiamo innanzitutto affermare che negli animali omeotermi abbiamo una triplice struttura polifunzionale costituita da:

  • una zona di regolazione metabolico, nella quale abbiamo consumo attivo di energia utilizzata per la produzione di calore da trasferire a tutto il corpo. Alla quale si assomma la stimolazione dei muscoli pilorici ( muscolatura adibita all'orientazione delle piume) che arruffano il pelo per formare uno strato isolante massiccio con conseguente riduzione della traspirazione e quindi degli scambi termici. Abbiamo anche lo sviluppo di calore mediante conversione metabolica attraverso il grasso bruno(grasso presente nella parte addominale e midollare delle marmotte dove si osserva un afflusso massiccio di capillari e linfociti per l sintesi e la successiva trasformazione in calore). Infine se tutto questo non bastasse abbiamo lo sviluppo dei brividi (contrazioni muscoli continue e contrarie che non fanno muovere l'animale ma ne aumentano esclusivamente il metabolismo per incrementare la temperatura) solitamente utilizzato dalle marmotte per il passaggio dopo il letargo dalla pecilotermia alla omotermia;
  • la seconda zona di regolazione è termoneutra nella quale fascia non abbiamo consumo di ATP (energia chimica delle nostre cellule) ma si ha l'orientazione dei muscoli pilorici mediante arruffamento o stiramento della pelliccia per ridurre o aumentare lo scambio termico;
  • la terza zona di regolazione è la fascia di ipertermia nella quale abbiamo lo stiramento del pelo mediante i muscoli pilorici aumento del sangue alle finestre termiche (strutture apposite nelle quali abbiamo il massimo afflusso sanguigno e nessuna protezione da parte del pelo) nelle marmotte queste finestre risiedono nelle orecchie e nelle zampe le quali per non impedire movimento sono sempre sprovviste di pelliccia nelle giunture.
Di Daniele Anfossi

domenica 6 luglio 2008

Perchè le marmotte si rannicchiano a famiglie all'interno delle tane?


Le marmotte sono animali eterotermici; ovvero come molti roditori possiedono un metabolismo molto elevato quando sono attivi, cosa che le permette di mantenere uno stadio di omotermia.
Quando però sono a riposo, il loro metabolismo può abbassarsi velocemente e la temperatura interna non è più regolato dall'organismo manifestando le caratteristiche della pecilotermia (la temperatura interna raggiunge valori simili a quelli esterni). E' stato infatti dimostrato, che il proteggersi dal freddo scavando tane, può incrementare esponenzialmente le possibilità di vita per le marmotte che devono rimanere indenne all'inverno garantendone una temperatura ambientale intorno hai 1,5 – 2 gradi centigradi. Conseguentemente è stato osservato che la sopravvivenza invernale accresce ulteriormente se all'interno di un unica tana abbiamo più individui e non un singolo individuo con aumento della temperatura del corpo e dell'ambiente circostante intorno 5 – 6 gradi centigradi.

Di Daniele Anfossi

sabato 5 luglio 2008

Scheda riassuntiva:Marmotta


Ambiente: tipicamente legata ad ambienti di prato-pascolo e pietraia di alta quota, oltre il limite superiore della vegetazione arborea in piena Tundra Alpina, essa predilige rimanere in esposizione Sud
Vita sociale: essa forma colonie costituite da gruppi familiari (genitori e discendenti fino alla terza generazione). Ogni colonia presidia un territorio di alcuni ettari (1,5 - 6) d'estensione all'interno del quale si sviluppa un sistema sotteraneo di tane, ripari temporanei e latrine in cui gli animali passano la maggior parte del tempo. Le marmotte vanno in letarco e a tale scopo viene costruita una tana principale, o talora una tana invernale appositamente costruita a quota più bassa, ed essa occupa permanentemente gli individui della colonia durante il letargo invernale (da fine settembre a marzo-aprile).
Accoppiamento: avvengano subito dopo il risveglio primaverile (Aprile - Maggio) e le nascite in Luglio e agosto con due o quattro figli.
Vita di gruppo estiva: nel corso delle attività primaverili estive all'aperto possiamo osservare le marmotte: al pascolo, ispezionare il territorio con attribuzione di compiti e turni, riscaldarsi al sole.

Di Daniele Anfossi

Una vita da Marmotta



Di Daniele Anfossi

venerdì 4 luglio 2008

Studio eco-etologico della Marmotta




Nei prossimi post si effettuerà uno studio comportamentale della Marmotta.
Partendo dal generare ed entrando nel particolare attraverso:
  • osservazioni generiche su campo riassunte in un video;
  • analisi dei singoli comportamenti effettuati sotto l'aspetto causa effetto;
  • spiegazioni di tipo fisiologico legate al comportamento della Marmotta;
  • associazioni e raffronti evolutivi tra la marmotta e il mondo animale in genere.


giovedì 3 luglio 2008

I minerali estratti in dettaglio


Il rame (Cu), in natura, non si trova isolato nella roccia ma combinato con l'ossigeno (O) creando degli idrossidi; rocce di colore rossiccio contenenti 80 - 90 % di rame.

Il minerale madre di queste rocce e la Cuprite (Cu2-O) che si presenta:

  • abito cristallini ottaedrici,cubici, e dodecaedrici, raramente germinati, nonchè in masse compatte a granuli;
  • colore rosso e stria rosso-bruno;
  • trasparenza varia da traslucida a trasparente, ma se esposta all'aria altera diventando opaca;
  • lucentezza è submetallica o terrosa.
Nelle zone di formazione dei giacimenti minerari di rame, dove avviene ossidazione, è associata a vene di rame nativo come la Azzurrite in questo caso.

Il secondo minerale di queste rocce è la Azzurrite ( Cu3(CO3)2(OH)2 ) che si presenta:
  • abito i cristalli sono prismatici allungati o aghiformi (con disposizione raggiata);
  • colore blu scuro nei cristalli, azzurro nelle masse terrose;
  • trasparenza da semitrasparente ad opaca
  • lucentezza vitrea

mercoledì 2 luglio 2008

Storia economica della miniera

La storia della miniera è stata riassunta in un video power point per una più facile interpretazione e lettura dell'attività mineraria ed economica svolta in questa miniera.

martedì 1 luglio 2008

Il lavoro effettuato nella miniera

Nel corso dei lavori si scoprirono le antiche gallerie aperte col piccone e disposte in una maniera tale da far pensare che il minatore lavorasse stando seduto.

Immaginare o ricostruire l’attività che si svolgeva per la miniera conduce alla considerazione di un lavoro certamente molto duro, affrontato con mezzi rudimentali scavando con attrezzi come il punteruolo ed il mazzuolo, e trasportando tutto il materiale accumulato con il solo e unico utilizzo di carriole; infatti non esistevano ne binari per carrelli su rotaia ne tanto meno trenini da miniera, mentre le donne fuori all’aperto sceglievano e smistavano il materiale estratto, poiché non vi erano macchinari per effettuare la cernita.

Il materiale portato fuori veniva selezionato spaccandolo su un “martinetto” : tipo di incudine costituita da un cubo di ferro del peso di circa 50 chili, con una sporgenza laterale a forma di piramide. Dopo la cernita il rame veniva portato a dorso di mulo forse a Genova o a Busalla, perché il paese di Rovegno fu collegato alla carrozzabile solo nel 1920.

Il rame non si estraeva dalla materia prima a Rovegno ma direttamente nelle industri metallurgiche. Infatti nelle miniere il Rame non si trova isolato nella roccia ma combinato in ossidi di rame dando origine ad un materiale di colore rossiccio che conteneva l’ 80-90 percento di rame. E sono le stesse rocce che si trovano attorno al paese di Rovegno. Tuttavia in tale miniera si estraeva anche la azzurrite.