lunedì 30 giugno 2008

Alla scoperta della miniera perduta

Le gallerie erano numerose e si addentravano nella montagna per centinaia di metri; due di queste si chiamavano Genova e sud ovest (dobbiamo credere alle testimonianze perché oggi non si hanno prove della loro passata esistenza) e pare che la prima fosse una delle più ricche di minerale d’Italia.

I puntelli delle gallerie venivano realizzati con tronchi di pioppo che crescevano lungo il trebbia e la cui lavorazione veniva attuata nelle segheria poco distante, a isola di Rovegno. La galleria principale aveva un’altezza di circa due metri ed una larghezza tale da permettere il passaggio nei due sensi delle carriole. All’interno della miniera in corrispondenza di ogni puntello, ad intervalli di pochi metri, erano appese lampade a petrolio per l’illuminazione delle gallerie. In quella principale c’erano dei pozzi verso l’alto dotate di scalette di ferro, che servivano per l’aerazione o come uscita d’emergenza.

domenica 29 giugno 2008

Struttura principale della miniera


I lavori della miniera consistono principalmente in 3 gallerie praticate nel giacimento.

La galleria inferiore,denominata Sadowa (osservabile nella foto sulla sinistra), si apre a circa 45 metri sopra Rovegno ed a 500 metri a sud est di questo villaggio; con direzione dominante nord-est sud ovest.

A 20 metri circa sopra questo primo dislivello, si trova una seconda galleria che ha nome provvidenza(osservabile nella foto sottostante), la quale si apre a breve distanza dalla prima, ed è diretta almeno nel tratto principale da nord ovest a sud est. Questa presenta diverse diramazioni a destra e a sinistra e comunica con un terzo livello più alto denominato Linajuolo (osservabile nella foto alla vostra destra).






Nella galleria di provvidenza si ha un ammasso metallifero che raggiunge il metro e mezzo di spessore. A nord e a sud di questi lavori si possono comunque trovare degli affioramenti in serie di cappelli di ferro, con una ampiezza di circa 400 metri.

sabato 28 giugno 2008

Miniera di Rovegno

Un altro studio svolto dal nostro gruppo è stato eseguito a Rovegno, commissionato dal Dip.Ter.Ris. Per visionare una possibile valorizzazzione dell'antica attività mineraria svolta in questo paese.
Nelle prossime pubblicazioni compariranno le seguenti indaggini eseguiti :


- Struttura dalla miniera;

- Storia della miniera;

- Caratteristiche del minerale estratto;

- Possibile percorso turistico.

venerdì 27 giugno 2008

violaciocca odorata erysimum

violaciocca odorata erysimum

VARI NOMI
Sinonimi: Erysimum pannonicum Crantz; Erysimum cheirifolium Crantz
-Nomi comuni: Violaciocca odorata
-Nomi regionali:
-Famiglia: Brassicaceae / Cruciferae
-Habitus e forma di crescita: erbaceo bienne
-Forma biologica: emicriptofita bienne

CARATTERISTICHE
-Dimensioni: 40-70 (130 ) cm
-Radice: a fittone, radici secondarie poco sviluppate, al colletto della radice è presente una tunica, formata da resti di guaine fogliari
-Fusto ipogeo: assente
-Fusto epigeo: eretto, ramoso in alto, peli a due punte abbondanti
-Foglie: le basali in rosetta, secche alla fioritura, con peli a tre punte; le cauline obovato-ellittiche con bordo a dentelli spaziati, in numero di 16-34, superiormente in fascetti ascellari
-Infiorescenza: racemo molto ramificato, con 30-50 fiori intensamente profumati con peduncoli pelosi
-Fiori: tetramero dialipetalo attinomorfo; sepali ellittici (1 cm), petali cuneati, giallo-zolfo (1,5 mm), pelosi esternamente; 6 stami, ovario supero bicarpellare
-Frutto: silique lunghe 4-5 cm subparallele, a 4 spigoli, stilo di 2 mm, allargato

HABITAT
-Distribuzione regionale: localizzata nelle Prealpi Giulie, valli del Natisone, Collio, anfiteatro morenico
-Distribuzione altitudinale (metri s.l.m.): 70-850
-Geoelemento : centro-europeo
-Ambiente caratteristico: rupi e muri
-Fioritura: da maggio a giugno

NOTE
-Specie diffusa su terreno calcareo nei pendii rupestri, muri, vigne e nei bordi delle vie.

giovedì 26 giugno 2008

Asphodelus macrocarpus Parl.


Asphodelus
macrocarpus
Parl.


Famiglia: Liliaceae
Caratteristiche: Pianta erbacea eretta, glabro, alta 80-120 cm, con un robusto fusto cilindrico dato dallo scapo florale che è privo di foglie e di ramificazioni. Il sistema radicale è formato da un rizoma con numerosi tubercoli fusiformi e ingrossati verso il centro Alcune foglie, tutte esclusivamente basali, si ripiegano verso il basso, altre salgono lungo il fusto, tutte sono nastriformi, a sezione triangolare appiattita, larghe 2-4 cm, lunghe 40-70 cm, si restringono gradatamente verso la sommità. Sono di colore glauco, totalmente glabre. Fiori: Numerosi bianchi o biancastri, del diametro di 4 cm, sono raccolti in racemi terminali densi e quasi cilindrici, ogni fiore è dotato di un peduncolo che nasce al’ascella di una brattea lanceolata, hanno tepali carnosi bianchi a nervature centrali bruno-verdastre, i 6 stami con antere ovali rosso-aranciate e lo stilo avanzano nettamente dal perianzio, Frutti:Sono delle capsule ovoidi di varia lunghezza , con 7-8 rughe trasversali, formate da 3 valve che a maturità si aprono (frutto deiscente) e mettono in libertà numerosi semi bruno nerastri.
Habitat: Cresce di preferenza in prati e pascoli ad altitudini elevate, ma può trovarsi anche nei bordi dei boschi e su prati ombreggiati ad altitudine relativamente basse (300-1700 m)
Fioritura: Aprile-Giugno.
Proprietà ed usi: Ha proprietà astringenti, schiarenti e lenitive e viene da tempo impiegato il decotto delle radici, come emolliente, rinfrescante e decongestionante della pelle irritata dal sole e dagli agenti atmosferici e per schiarire le efelidi.
Note: Viene considerato come un Indicatore di degradazione ambientale, infatti per la proprietà delle sue radici di resistere al fuoco, tende a tappezzare le aree che gli incendi hanno reso spoglie di copertura arborea.

mercoledì 25 giugno 2008

Saxifraga lingulata


Saxifraga lingulata


Forma biologica: Camefita pulvinata (Piante con gemme perennanti poste a non più di 20 cm dal suolo e con portamento a cuscinetto.) La pianta alta 20-60 cm con fusti fioriferi legnosi, eretti o ascendenti, glabri e di norma rossastri, ha foglie lineari o lineari-spatolate strette e allungate (2-8 cm), caratteristicamente punteggiate sul bordo da secrezioni bianche di carbonato di calcio che imitano una dentellatura. Questi fusti fioriferi portano infiorescenze a pannocchie dense con numerosi fiori (anche centinaia) spesso disposti unilateralmente, che hanno calice glabro con 5 lobi ovato-ottusi e corolla formata da 5 petali bianchi spatolati generalmente minutamente punteggiati di purpureo.
Il frutto è una capsula. Antesi: maggio-giugno. Tipo corologico: Orofita Sud Ovest Europeo. La Sassifraga lingulata è specie montana dell’Europa sud-occidentale, mentre la sottospecie lingulata è endemica ed è diffusa oltre che sulle Alpi Apuane in alcune località dell’Appennino Tosco-Emiliano estendendosi fino alle Alpi Marittime.
Distribuzione in Italia: è presente con le sue sottospecie in Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna Habitat: E’ una tipica colonizzatrice delle rupi e delle aspre pareti rocciose delle Alpi Apuane, che nel periodo della fioritura a, riesce ad adornare mirabilmente da 400 a 2000 m.
Note di sistematica: Di questa pianta che è senza dubbio tra le sassifraghe italiana la più vistosa e la più ricca di fiori, sono presenti nella nostra flora 3 sottospecie: Saxifraga lingulata Bellardi subsp. lingulata sopra descritta con foglie larghe alla base 2-3 mm che accrescono a 1/5 dall’apice fino a 5-7mm e lunghe 5-9 mm, con punta ottusa o subacuta e con l’areale già indicato.

martedì 24 giugno 2008

Globularia cordifolia




Globularia cordifolia

Famiglia: Globulariacee
Nome volgare: Vedovella alpina
Caratteristiche: Foglie radicali a rosetta, coriacee, lucide, intere o dentate all'apice; capolino emisferico denso La globularia piccola è una pianta strisciante che forma piccoli tappetini. I fiori, riuniti in capolini solitari di colore grigio-azzurro, sono retti da un piccolo fusto privo di foglie. E' frequente nei luoghi sassosi e nei prati alpini asciutti fino a quote elevate
Habitat: Zona alpina
Fioritura: Maggio giugno

lunedì 23 giugno 2008

Etimologia e Storia

Etimologia e Storia
Una leggenda ungherese racconta che durante una gran pestilenza che non trovava soluzione, nonostante gli umani sforzi, un angelo apparve in sogno al re Ladislao il Santo, il quale gli affermò che all’alba, appena sveglio, avrebbe dovuto tirare una freccia nel cielo; questa gli avrebbe indicato la pianta da dare al suo popolo. Il mattino seguente il Re così fece e la freccia cadde su una Genziana che fu subito somministrata alla popolazione, come indicato dall’angelo, ed il popolo fu salvo. Da allora la pianta in Ungheria si chiama Szent Laszlo Kirali fure erba del Santo Ladislao Re
Altre leggende raccontano di cavalieri colpiti da incantesimi d’amore per la bellezza della pianta, per la magnificenza dei suoi colori e per il suo fascino.Molto complessa e controversa è l’origine dell’etimo. Plinio ci racconta che la Genziana deriva dal greco ghentiané, derivato a sua volta da Genthios, nome del re dell’Illiria che per primo l’avrebbe scoperta. Ma ciò è poco credibile, giacché non ci sono elementi storici probanti tali possibilità. Secondo altri invece sarebbe ricondurre ad un medico dell’antica Roma che presentava omonimia con la pianta. Autorevoli studi moderni affermano, invece, che il legame etimologico sta solo nel fatto che Genthios e Ghentiané presentano assonanza fonetica con Genziana e che la pianta cresce su rilievi montuosi come l’Illiria. In realtà il nome preesisteva già, come si può desumere dal più antico termine latino della pianta, Kikenda, che significa luce, candela, lucciola. L’idea di luce, riferita alla Genziana, non ci sorprende più di tanto se pensiamo alla luminosità del fiore, al suo splendore nel momento della fioritura e se consideriamo che l’erboristeria alchemica annovera questa pianta fra quelle appartenenti al sole, quale espressione del simbolo solare.
La Genziana Lutea o Genziana gialla è una delle più belle fra le parecchie centinaia di specie esistenti; conosciuta sin dall’antichità, le sue proprietà medicinali sono sempre state sfruttate dai medici di tutti i tempi. Plinio il Vecchio (I sec. a.C.) nella sua opera Naturalis Historia, la consigliava quale ottimo amaro-tonico digestivo, per combattere molte malattie dell’apparato digerente. Dioscoride, nel suo trattato De Arte Medica, consigliava la genziana per le sue grandi virtù terapeutiche di tipo solare, legate al suo colore particolare. Durante il Medio Evo era prescritta per combattere soprattutto il mal di madre o isteria e le emicranie latenti o in fase conclamata. Così si legge in un erbario: herba gensiana aliter genziana; ad sanandum habentem malum madronis aut dolerem capitis, accipiat, omni vice, quando sentit dolorem capitis sibi fore venturum…

domenica 22 giugno 2008

Genziana maggiore lutea



Genziana maggiore lutea


Famiglia: Gentianaceae
Nome volgare: Genziana maggiore
Caratteristiche: È una pianta erbacea glabra perenne, fornita di un robusto rizoma verticale bruno giallastro, nerastro all’esterno e coperto di squame, e giallo vivo e spugnoso all’interno. Nei primi anni la pianta sviluppa soltanto una rosetta di foglie basali; diventata adulta produce il fusto, alto fino a 150 cm, semplice e fistoloso. Le foglie basali, riunite in rosetta, sono ovali-ellittiche, hanno l’apice acuto e al margine interno e alla base si restringono gradatamente in un robusto picciolo. Le foglie del fusto sono sessili, opposte a due a due e amplessicauli. I fiori stellati sono riuniti in fascetti all’ascella delle foglie superiori; il calice è diviso in cinque piccoli denti, la corolla saldata in basso a tubo, è divisa in alto in cinque lobi gialli lineari e lanceolati. Il frutto è una capsula ovale oblunga, che si apre, a maturità, in due parti: i semi sono ovali e di colore bruno chiaro. La pianta impiega da 10 a 15 anni per fiorire, ma può raggiungere anche i 50 anni di vita. N.B. Accanto alle genziane maggiori crescono le piante di Veratrum Album, una liliacea molto tossica difficile da riconoscere al di fuori del periodo di fioritura, ma che si contraddistingue in ogni modo per avere le foglie disposte diversamente (non opposte, ma alterne) e per la pelosità della pagina inferiore.
Habitat: Cresce nei prati e nei pascoli della regione montana e subalpina, è diffusa sulle Alpi, mentre diventa sporadica sugli Appennini. È una pianta protetta.
Fioritura: Luglio – Agosto – Settembre

sabato 21 giugno 2008


viola tricolor


Famiglia: Violacee
Nome volgare: Viola del pensiero
Caratteristiche: Pianta erbacea annuale, talvolta biennale, con un piccolissimo rizoma e fusto alto fino a 40cm. Foglie inferiori ovali, quelle mediane ovato - lanceolate, quelle superiori lanceolate.
Habitat: Cresce preferibilmente nei campi coltivati. 0.2100 m. Maggio luglio
Associazioni: cresce abitualmente con la Genziana Liguri

giovedì 19 giugno 2008

Il Panorama dei confini dell'endemismo

I confini dell'areale dell'Associazione endemica Saxifraga lingutae si sono mantenuti tali nel tempo grazie alle naturali bariere geografiche:

-Dal pian del Praiet, non lontano dal rifugio Ellena - Soria, il Gelas mostra il suo versante settentrionale, all'ombra del quale si nasconde il ghiacciaio omonimo, un piccolo ghiacciaio di tipo pirenaico. Oggi ormai nevaio perenne a causa del surriscaldamento del globo.

-Dallo spartiacque principale italo-francese; cima, di rocce sedimentarie (arenaria del Permiano), si protende massiccia su tre valli principali: Gesso, Vermenagna e Roya. Punto nodale importante, stacca verso settentrione la lunga catena che s'insinua tra le valli Vermenagna e Gesso nelle quali si posso riscontrare alcune associazioni vegetazionali simili alla Saxifraga lingutae.

Genziana Ligustica


Genziana Ligustica

Famiglia: Gentianaceae
Nome comune: Genziana ligure
Areale: endemismo delle Alpi Marittime in Italia e Francia.
Descrizione: Protezione parziale La genziana ligure è un endemismo delle Alpi sudoccidentali: si rinviene tra il Moncenisio e il M. Carmo di Loano. Ha una notevole ampiezza ecologica: cresce nelle fessure delle rocce, nelle praterie montane e subalpine ed nei boschi di latifoglie; fiorisce tra maggio e luglio, a quote comprese tra 800 e 2000 metri. La Gentiana ligustica è assai simile ad altre specie di genziana piccole ma dai fiori giganti, di un blu molto decorativo, comuni sulle Alpi e sugli Appennini e derivanti da un lontano antenato, un tempo diffuso sulle montagne dell'Europa meridionale. Questa si distingue per la foggia dei sépali, con caratteristico aspetto a forma di larga punta di lancia. La Gentiana ligustica viene utilizzata per ottenere liquori digestivi.
Fioritura: maggio - luglio

mercoledì 18 giugno 2008

Peonia Officinalis sottospecie Villosa


Peonia Officinalis
sottospecie Villosa


Famiglia: Peoniacee
Nome volgare: Peonia
Caratteristiche:È una pianta erbacea perenne, alta fino a 60 cm. È caratterizzata da un robusto e profondo rizoma fusiforme, fusti lisci ed eretti con un unico grande fiore alla sommità, di colore rosso-cremisi nella varietà spontanea, di gradevole odore e a comparsa tra maggio e giugno.
Habitat: Predilige i pendii montani rocciosi, dove si presenta in piccoli gruppi. Numerose sono le cultivar ornamentali di questa pianta, selezionate per la varietà dei colori e per la ricchezza della fioritura. 100-1800 m.
Fioritura: Maggio giugno
Curiosità: Paeonia officinalis subsp. Villosa. Chiamata in precedenza peonia humilis var. villosa questa specie è strettamente correlata alla sottospecie microcarpa.Nell’insieme queste quattro sottospecie formano un unico complesso che si estende dal Portogallo alle Repubbliche Balcaniche e Romania. Forme intermedie si osservano frequentemente in zone in cui questi taxa si sovrappongono. Non c’è motivo per mantenerle distinte


martedì 17 giugno 2008

Rododendro ferrugineo


Rododendro ferrugineo

Famiglia: Ericaceae
Nome volgare: rododendro ferrugineo
Caratteristiche: E' una arbusto sempreverde che può raggiungere raramente l'altezza di 1 metro. E' poco ramificato ed ha portamento quasi prostrato. I rami sono legnosi e portano foglie ovali, strette, appuntite, lunghe 3-5 cm, di colore verde scuro brillante sulla pagina superiore e colore ruggine su quella inferiore, con margine intero ripiegato verso al pagina inferiore. I fiori, di colore variabile dal rosa chiaro al rosso porpora, sono piccoli, disposti in corimbo, con calice a 5 lobi molto corti.
Habitat: Terreni acidi o neutri e cresce su rupi e terreni ghiaiosi, pascoli o costituisce sottobosco di boschi di aghifoglie radi. Vive solitamente nella fascia di media-alta montagna, ma non è rara anche a quote inferiori.
Fioritura La pianta fiorisce in giugno-luglio

lunedì 16 giugno 2008

Un paesaggio floreale da scoprire


Le specie che osserverete nelle prossime schede sono un raggruppamento floristico caratteristico delle Alpi marittime Liguri; flora relitta proveniente dalle sglaciazioni.
Osservando la disposizione delle piante possiamo evidenziare una copertura vegetazionale scarsa ed in particolare su rocce aride a carattere basico (grazie alla composizione calcarea del Toraggio).
Guardando invece il paesaggio nel suo insieme possiamo pensare al tragitto attraverso il "sentiero degli Alpini" come una Tundra. Successione altitudinale facente parte dell'emisfero polare (Artico , Antartico) nel quale possiamo ammirare:
- piante di tipo mesofilo , ovvero grosse distese di prati da pascolo ove si può intravedere anche cavalli selvatici e camosci;
- piante xerofile come il Carex, Uzula, genziana Ligustica...ecc.ecc. ;
- piante igrofile come Salici , Ontani e betulle anche se sporadici;
- orofite endemiche.

domenica 15 giugno 2008

Thymus Vulgaris L.



Thymus Vulgaris L.


Famiglia: Labiatae
Nome volgare: Timo
Caratteristiche: Piccola pianta suffruticosa, con un piccolo arbusto cespuglioso, sempreverde; fusti generalmente eretti, legnosi di 15-35 cm, i cui rami quadrangolari hanno tendenza a formare densi cespugli dall’aspetto grigiastro o verde bianchiccio. Le foglie interne, piccole, sessili, con la pagina inferiore bianco cotonosa sono opposte, lanceolate e dal colore verde cenerino. Tutta la pianta emana intenso odore aromatico e gradevole, il sapore è caldo e piccante. I fiori raccolti in glomeruli globosi possono dare origine a diverse varianti.
Habitat: Molto diffuso nella penisola Iberica, nelle zone mediterranee della Francia e in Italia, è presente in quantità limitata nel Piemonte. Preferisce i luoghi aridi asciutti, il terreno calcareo ed argilloso, cresce bene lungo le colline aride delle coste, diventa più raro all’interno allo stato spontaneo. Altitudine dal livello del mare fino a 1600 metri.

sabato 14 giugno 2008

Etimologia e Storia dei Nomi

Etimologia e Storia dei Nomi

Il termine timo deriva probabilmente dal latino Thymis o Thymosus, che significa “che ha profumo” o dal greco Thymos “anima”, o anche dall’Egizio Thm, termine riferito ad una pianta che era utilizzata per il lavaggio delle salme da imbalsamare. Ciò è molto probabile in quanto i suoi pregi medicinali ed aromatici lo rendevano molto adatto per l’imbalsamazione dei cadaveri; mentre gli Etruschi e i Romani lo usavano per le sue proprietà antisettiche e balsamiche.La leggenda vuole che questa pianta sia stata il giaciglio della Madonna durante la sua fuga in Egitto, quando stanca vi si addormentò sopra. Dall’area germanica, dove la pianta conserva il nome di Marienbattstroth, (paglia del letto di Maria), tale leggenda fu assorbita dal Cristianesimo, così come l’usanza di bruciare Timo al posto dell’incenso durante le feste dedicate alla Madonna. La tradizione tedesca pagana ci parla anche della dea Freja, protettrice della pianta a divinità dell’Amore e della Primavera, il cui mito simile a quello di Teseo e Arianna, vuole che dalle sue lacrime nascesse appunto il Timo.
È ricordato nelle scritture di Dioscoride, Ippocrate, Plinio e Virgilio.
Fra le varie leggende che accompagnano questa pianta, si racconta che nel 1630, nella città di Tolosa durante un’epide
mia di peste, vi erano quattro ladri che immuni da qualsiasi contagio saccheggiavano le abitazioni e depredavano i cadaveri senza alcun problema. Una volta presi dovettero svelare la pozione misteriosa che li rendeva immuni alle malattie: “mettete a macerare in aceto Timo, Lavanda e Rosmarino, strofinatevi bene tutte le parti del corpo e passerete immuni attraverso tutte le epidemie che il diavolo vi manda…”. Tale ricetta passò alla storia con il nome appunto dell’aceto dei quattro ladri.

venerdì 13 giugno 2008

Saponaria Ocimoides (Caratteristiche Floristiche)

Saponaria Ocimoides
Famiglia: Cariofillacee
Nome volgare: Saponaria rossa, Saponaria montana, Saponaria di roccia, Ocimoide rosa
Caratteristiche: Pianta pelosa-glandolosa perenne, con portamento prostrato-rampante, che si espande nel terreno formando cespugli fitti, tappezzanti e densamente fioriti di un bel colore rosa-fucsia. I fusti molto ramificati sono alti 10-40 cm, e sono ricoperti da una fitta peluria glandulosa. foglie cauline lanceolate ed acute mentre sono ottuse obovate quelle basali. I fiori portati da brevi peduncoli, sono raccolti in infiorescenze multiflore, lasse all’ascella delle foglie superiori. Il calice lungo 1 cm, pubescente-glanduloso, ha forma cilindrica, colore rosso-violaceo ed è dentato all’apice. La corolla è formata da 5 petali spatolati di colore rosa-violetto, molto intenso. Il frutto è una capsula di 1-1,5 cm, frangiata alla sommità.
Habitat: Cresce in luoghi erbosi asciutti e scoperti; terreni calcarei. 100-1500 m. Maggio agosto E' usata come pianta ornamentale nei giardini rocciosi.


giovedì 12 giugno 2008

Piantina della Flora Endemica delle Alpi Liguri

Dopo aver effettuato l'analizi floristica percorrendo il "sentiero degli Alpini" abbiamo realizzato una cartina e una guida.
Nella cartina vengono evidenziati i punti nei quali si possono osservare le spece vegetazionali caratteristiche del "sentiero degli alpini". Le quali appartengono in larga parte alla associazione fitosociologica della "Saxifraga Lingutae" ovvero l'associazione di piante endemiche delle Alpi liguri su suoli rocciosi basici calcarei delle alte vette.
Nei prossimi giorni verranno pubblicate le schede di tutte le specie e sottospecie endemiche presenti in questo sentiero ed in questa associazione molto importante per lo stesso "Parco delle Alpi Marittime Ligure"; presenti nella nostra guida.

martedì 10 giugno 2008

Progetto di Valorizzazzione del sentiero degli Alpini

Il nostro gruppo è stato commissionato dall'università di Genova per eseguire una pannellonistica per valorizzare l'ambiente geologico della provincia di Imperia.
Analizzando il testo "Guida delle Alpi Liguri, Sagep editrice" abbiamo stabilito che il luogo migliore per effettuare tale valorizzazzione si trova a Colla Melosa, lungo il "Sentiero degli Alpini"
I cartelloni riportati qui sotto sono il progetto nato dal lavoro del nostro gruppo, sulla base del confronto tra l'analisi testuale della "Guida delle Alpi Liguri" (di cui troverete qui sotto le parti di testo risultate utili allo sviluppo dei tabelloni) e l'osservazione su campo delle formazioni geologiche caratteristiche.

La grande quantità di terreni calcarei dell’entroterra imperiese ha determinato un notevole sviluppo di fenomeni carsici, di superficie e soprattutto di profondità. Essi si attivano in funzione del tenore carbonatico dei linotopi, ma sono anche strettamente correlati all’assetto tettonico, ai caratteri morfologici e climatici (inclinazioni, precipitazioni, temperatura etc.) e alla copertura vegetale.



Le Alpi liguri nel loro complesso costituiscono un carso d’alta quota, di tipo alpino, a clima temperato-umido con limitate influenze mediterranee e con un elevato grado di carsificazione (oltre 1500 cavità). Nel settore imperiese la densità del fenomeno speleologico si avvicina a quelle delle più famose aree carsiche italiane: il numero delle cavità è superiore alle cinquecento unità, distribuite in aree a differente potenziale. Le maggiori concentrazioni di grotte si hanno nelle successioni mesozoiche dell’alta val. Tanaro, nei calcari nummulitici delle alte valli Nervia e Argentina e nei conglomerati pliocenici di Ventimiglia. Le più famose cavità dell’area, meta di un’intensa attività speleologica, sono:- la Tana dei Rugli, presso il monte Toraggio, che si sviluppa per 1950 metri e ha un dislivello di142 metri;- la grotta della Melosa o Tana Freida, presso il monte Corma, la più profonda della Liguria, lunga circa 1600 metri e con un dislivello di 253 metri (+38, -215);- la grotta delle Ferrate, presso il monte Pietravecchia, con uno sviluppo di circa 100 metri e una profondità di 45.



Oltre ai fenomeni carsici, la stessa zona è anche ricca di altre entità morfologiche quali: gole, orridi, fosse di interesse escursionistico, depositi morenici e giacimenti di minerali da collezione.



Oggi questo ricco patrimonio geologico versa in uno stato di abbandono e degrado: le cause di questa situazione sono da ricercarsi nella mancanza di una regolamentazione per talune discariche, nell’assenza di disciplina dei prelievi da parte dei collezionisti e nell’erosione naturale degli agenti atmosferici. La presenza di un parco potrebbe favorire: la realizzazione di un preliminare censimento per avere l’inventario completo delle entità di maggior pregio; (in materia le pubblicazioni disponibili sono poche), la regolamentazione dell’attività speleologica (che avrebbe anche dei risvolti turistici con visite e percorsi guidati) e infine la messa in atto di opportune azioni conservative.

Ecco come si raggiunge il "Sentiero degli Alpini".

lunedì 9 giugno 2008

Analisi del territorio delle Alpi Liguri

Continuando la valorizzazzione del "Sentiero degli Alpini" siamo stati commissionati successivamente dal Dip.Ter.Ris. di eseguire una serie di pannelli per il SIC (sito di interesse comunitario) sulla flora endemica presente.
Anche in questo caso abiiamo deciso di effettuare dei mini tabelloni i quali saranno posizionati lungo il "Sentiero degli alpini"; qui sottostantemente sono riportati i pannelli.

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Nelle Alpi liguri, una situazione climatica molto particolare, prodotta dall’incontro di tre diversi climi (mediterraneo, alpino, sub-continentale), e la complessità morfologica dei terreni, hanno favorito lo sviluppo di una flora notevolmente varia con la presenza di numerosi endemismi.
In altre regioni è difficilmente riscontrabile una simile varietà che si manifesta in proporzioni così vaste come in questa parte di Liguria.
Il botanico ginevrino Emile Burnat, che allo studio appassionato della flora di questo settore dedicò gran parte della sua vita, affermava che il numero di piante di questa parte delle Alpi “supera di molto quello di ogni altro territorio europeo di uguale superficie”.
Le valli dell’entroterra, perpendicolari alla costa, lasciano penetrare in profondità il clima costiero che favorisce lo sviluppo della vegetazione di tipo mediterraneo (cisti, timo, ginestra, etc.) ad altitudini inconsuete.
Salendo di quota s’incontra invece la vegetazione tipicamente alpina, con praterie e vasti boschi di abete e larici.
Nella fascia collinare s’incontrano due specie introdotte dall’uomo: l’ulivo, che si può trovare fino ad 800 metri di quota, e il castagno, soprattutto sul versante piemontese.
Sui monti Toraggio (1971 metri) e Pietravecchia (2038 metri), nell’alta val Nervia, vaste distese di larici con sottobosco di rododendri ricordano paesaggi di regioni alpine molto più settentrionali, mentre poco più in basso s’incontrano piante della macchia mediterranea.
Su questi due monti, assistiamo a eccezionali risalite in quota delle piante mediterranee, il timo su tutte le altre (ascende fino ad oltre 1900 metri sul Pietravecchia).
Meritano una citazione anche il leccio (tra gli alberi), le ginestre, l’alaterno, il lentisco (tra gli arbusti della macchia), la còrida (Coris monspeliensis), l’onònide minutissima (Ononis minutissima) e il cìtiso argenteo (Argyrolobium zanonii).
Alla risalita delle specie mediterranee si oppone la discesa delle specie sub-continentali e alpine, ad esempio la sassìgrafa autunnale (Saxigrafa aizoides) e la draba aizoide (draba aizoides) scendono a 1400-1500 metri.
Ovviamente, “salite” e “discese” portano a contiguità e coesistenze che hanno realmente dell’incredibile; il connubio più significativo è quello tra il timo e la sassìgrafa a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia), che, a 1500 metri di quota, sul versante meridionale del Pietravecchia, occhieggiano dalla medesima fenditura: un fatto unico nell’intero arco alpino.
E pensare che questa sassìgrafa, in Groenlandia, si spinge fin sulle coste settentrionali, a 83° di latitudine nord; se al polo vi fossero rocce, anziché ghiacci, questa specie vi riuscirebbe a sopravvivere!
Per quanto riguarda la fauna, anche il popolamento animale risente di queste particolari condizioni climatiche e geologiche.
Al di là degli animali più comuni (cinghiali, volpi, la gran parte degli uccelli etc.), le specie più significative delle Alpi liguri sono essenzialmente quelle a distribuzione alpina, assenti dal resto della Liguria, e quelle che a causa delle modifiche degli habitat, dell’inquinamento o per via di una caccia indiscriminata sono divenute ormai rare quasi ovunque.
Le vette, le gole rocciose e i boschi meno accessibili della vallate alpine liguri hanno, infatti, offerto rifugio a molti animali altrimenti a rischio di estinzione.
Segnaliamo qui di seguito gli animali più caratteristici delle Alpi liguri distinti per ambienti.
Tra quelli della macchia e della boscaglia mediterranea segnaliamo: il colubro lacertino (il più grande serpente europeo che può superare i due metri di lunghezza) e la rarissima lucertola occellata (questa specie sembrava definitivamente scomparsa, ma in questi ultimi anni sono stati segnalati alcuni esemplari nell’imperiese).
I grandi boschi montani ospitano: la martora, (un mustelide che abita soprattutto i boschi di conifere), il gatto selvatico, il picchio nero (specie estremamente rara ritenuta da molti esperti l’elemento faunistico di maggior valore delle Alpi liguri), il gallo forcello, il gufo reale (il più grosso rapace notturno dei nostri boschi), lo sparviero e l’astore.
Negli ambienti alpino e subalpino si possono ammirare: l’ermellino, il camoscio, la lepre alpina, la marmotta e la pernice bianca.
Tutti questi animali frequentano le praterie d’altitudine più tranquille, generalmente nella fascia al di sopra delle foreste.
Infine, i grandi spazi in quota rappresentano anche il territorio di caccia dell’aquila reale: questo magnifico rapace nidifica sulle pareti rocciose più impervie delle alti valli ed è facile avvistarla sulle pendici del Monte Pietravecchia.